Il Comitato Vincitori Non Assunti ICE (Istituto nazionale per il Commercio Estero) nasce con l’obiettivo di favorire e sostenere l’assunzione dei vincitori al concorso per esami a 107 posti, la cui graduatoria definitiva è già stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale.
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Più imprese nel nuovo Ice

Più imprese nel nuovo Ice
di Fabrizio Onida
da Il Sole 24 Ore (9 febbraio 2011)

Scade tra pochi giorni la delega di 18 mesi al governo per il riordino degli incentivi e degli enti preposti al sostegno dell'internazionalizzazione delle imprese (articolo 12 della legge 99/2009). Il Consiglio dei ministri deve correre sul tempo, anche per acquisire il parere obbligatorio della Conferenza permanente stato-regioni-province autonome e delle commissioni parlamentari competenti per materia.
Negli scorsi mesi sono circolate e ritirate molte proposte a ruota libera, incluse ipotesi di smembramento-accorpamento dell'Istituto per il commercio estero (Ice), con scarsa o nulla attenzione alle condizioni necessarie per l'efficacia di quella politica di "promozione commerciale" che in vari modi viene praticata da tutti i paesi avanzati ed emergenti.
Nel frattempo i fondi pubblici disponibili per il 2011 sono stati tagliati (da 78 a 74 milioni per il funzionamento, da 56 a 37 milioni per l'attività promozionale): una logica di lenta agonia più che di riforma radicale e di rilancio degli strumenti a favore della competitività.
Eppure non mancano analisi e confronti internazionali, dai forum dell'International Trade Center (Unctad-Wto) ad alcuni working papers sull'efficacia delle export promotion agencies (Head-Ries per il Cepr, Lederman e altri per la World Bank), che dovrebbero indurre a fissare dei paletti per una riforma efficace e durevole dell'agenzia. Eccone alcuni.
La rete estera dell'Ice consta oggi di 116 uffici in 88 paesi, dove operano purtroppo ormai soltanto 80 addetti di ruolo Ice (contro 530 in Italia), fortunatamente supportati da circa 600 addetti a contratto locale, assai meno costosi ma altrettanto preziosi per conoscenza di lingua, istituzioni e contatti nel paese. Tale rete, che i tagli di bilancio sembrano condannare a ridursi a meno di 90 sedi, resta la risorsa fondamentale dell'Ice. Essa deve operare sempre più dentro la rete diplomatico-consolare, ma con supervisione e governo - come nella maggioranza dei paesi - da parte di un ministero preposto alla politica industriale e finanziaria o di un'apposita unità interministeriale direttamente rispondente alla presidenza del Consiglio.
Il settore privato imprenditoriale deve restare pesantemente coinvolto negli organi di governo dell'agenzia, anche per disegnare le linee appropriate (non uniformi) della promozione settoriale, incanalare le istanze delle imprese necessariamente assai diversificate anche all'interno dei singoli settori, in termini di dimensioni e di strategie di penetrazione dei mercati (inclusi outsourcing e investimenti diretti), condividere la ripartizione dei costi e dei rischi fra settore pubblico e imprese.
La riforma deve assicurare il massimo di effettiva autonomia organizzativa all'agenzia (non puramente nominale, come nell'attuale e previsto assetto del parastato), sia per non subire continue interferenze politico-burocratiche nell'allocazione del budget, sia soprattutto per garantire selezione, gestione e mobilità geografica del personale qualificato. Quest'ultimo nelle sue fasce medio-alte deve essere specializzato, capace di formarsi competenze settoriali anche tecnologiche e di dialogare con le imprese (non solo con le loro rappresentanze di categoria: focus on clients!), adeguatamente retribuito per evitare che gli elementi migliori vadano nel privato, incentivato a sviluppi di carriera.
La rete degli uffici periferici regionali (oggi 110 addetti, inclusi alcuni dirigenti) può essere tranquillamente smantellata, accorpando il personale di ruolo agli attuali sportelli delle regioni, in taluni casi forse alle Camere di commercio. I compiti di questo personale devono essere principalmente: a) veicolo informativo e scouting attivo che connetta tramite web le imprese esportatrici (attuali o potenziali) ai programmi promozionali e all'offerta di servizi personalizzati degli uffici nei paesi esteri; b) assistenza sul territorio per manifestazioni (fiere, eventi) dove spesso delegazioni di paesi esteri vengono a incontrare potenziali clienti e fornitori in Italia.
L'agenzia va totalmente esonerata da compiti di controlli (ad esempio, i famigerati controlli sui prodotti agricoli che entrano sul mercato nazionale), di contenzioso doganale e simili: compiti che vanno assegnati a organismi tecnici specializzati, non a un ente di promozione commerciale.
Vanno promosse non solo le esportazioni tradizionali, ma anche (con appropriati strumenti) la capacità di prodotti-servizi innovativi: nel linguaggio del forum Itc 2001 sviluppo e diversificazione di capabilities, rafforzamento di competitività. Un buon esempio è la recente iniziativa di "centri di eccellenza" per macchine utensili in mercati emergenti ad alto potenziale come Turchia, India, Cina, Malesia.
Last but not least, va seriamente elaborata una cultura di valutazione dell'efficacia dell'attività promozionale, affidata a unità esterne indipendenti, ben al di là di qualche sondaggio di customer satisfaction condotto presso aziende clienti beneficiarie dei contributi pubblici alla partecipazione fieristica.

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