Sviluppo, torna in pista anche l'Ice
Verso la riattivazione dell'Istituto soppresso da Tremonti
di Giampiero di Santo
da Italia Oggi (15 settembre 2011)
La manovra di risanamento delle finanze pubbliche è diventata legge ieri, ma il governo è già pronto a mettere a punto il nuovo decreto che dovrebbe rilanciare l'economia. Con misure tutte da definire e che saranno oggetto nei prossimi giorni di un serrato confronto con le parti sociali, sindacati e associazioni di imprese.
Come ha chiarito ieri il ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, dopo l'incontro con il collega tedesco dell'Economia, Philip Rösler, che ha avuto anche un colloquio con il numero uno del dicastero di via XX Settembre, Giulio Tremonti. «Il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013 è un risultato straordinario per il nostro paese di fronte all'Europa, ma è soltanto il primo passo», ha detto Romani. «In questi giorni metteremo in campo misure autentiche di crescita, provvedimenti che saranno studiati e approfonditi al più presto, Non soltanto rigore, ma anche crescita».
Certo è che comunque per fare accelerare il passo di un'economia che rallenta e sta per entrare in una nuova fase di difficoltà non basteranno le liberalizzazioni o quelle che vengono definite più o meno con precisione «a costo zero» e non a «saldo zero», come sarebbe più corretto. Sì, perché gli incentivi alle aziende, sotto forma di aiuti alla capitalizzazione delle piccole e medie imprese e di agevolazioni per la crescita di dimensione costano eccome.
Così come costano gli investimenti in ricerca e sviluppo e i provvedimenti per favorire l'innovazione tecnologica e le reti di imprese. Ecco perché Tremonti, mentre Romani nei prossimi giorni si farà assistere dalle associazioni di categoria nel disegnare il nuovo decreto per lo sviluppo da mandare in parlamento a tambur battente e a passo di carica, farà di tutto per trovare le risorse necessarie. Uno degli obiettivi del governo è quello di coinvolgere i grandi paesi emergenti, primo tra tutti la Cina, nel piano di rilancio dell'economia, attraverso un massiccio investimento da parte di Pechino nei titoli del debito pubblico italiano attraverso i loro fondi sovrani. «Con i cinesi abbiamo molte occasioni di confronto», ha detto Romani, «Non contiamo sul loro appoggio, ma il sistema economico cinese dispone di molta liquidità e decidono loro in libertà dove investire. Non escluderei, comunque, che possano acquistare titoli europei. La Cina è uno straordinario mercato». Parole prudenti che però non riescono a nascondere l'intenzione del governo di fare diventare Pechino un grande finanziatore dell'Italia e del Tesoro come è già avvenuto del resto per gli Usa. Ma non è tutto, perché tra le misure per raccogliere fondi e al tempo stesso garantire la massima partecipazione al piano di rientro del debito pubblico il governo sta pensando a un nuovo intervento sulle pensioni sul quale neanche la Lega Nord avrà di certo da ridire. L'idea è quella di fissare un tetto monetario alle superpensioni, quelle che oltrepassano il limite dei diecimila euro al mese, e di pagare la differenza in Bot e Btp quinquennali o decennali. «Penso a Giuliano Amato o Romano Prodi», dice a ItaliaOggi Massimo Calearo, uno dei Responsabili entrato nella maggioranza dopo lo strappo con il presidente della camera Gianfranco Fini e il Fli e dal maggio scorso diventato consigliere personale del premier, Silvio Berlusconi, «e a tutti quelli che hanno assegni mensili oltre i 10.000 euro. ai quali, per l'appunto, sarà giusto dare la differenza in Bot e Btp oltre quel limite». Nel frattempo, considerata la necessità di mantenere a un numero di giri sufficiente il vero motore dell'economia italiana, l'export, c'è chi lavora intorno a quella che si potrebbe definire una sorta di retromarcia del governo sulla sorte dell'Ice, l'Istituto del commercio estero guidato da Umberto Vattani e poi soppresso con la divisione delle spoglie tra ministero dello sviluppo economico e ministero degli esteri.
Sembra infatti che la scissione decisa con la manovra di luglio abbia paralizzato l'intero apparato pubblico di promozione dell'export, come spiega ancora Calearo (che il 28 e 29 ottobre prossimi sarà agli Stati generali del commercio estero organizzati insieme con Catia Polidori, sottosegretario del ministero dello sviluppo economico con delega per il commercio estero) e pare sia allo studio una soluzione temporanea per sbloccare l'impasse. «I tempi dell'economia sono molto diversi da quelli della politica e in un momento del genere aspettare che si raggiunga l'accordo tra Esteri e Sviluppo economico sulla suddivisione del sistema di promozione dell'export non è possibile», prosegue ancora Calearo. «Così ho scritto al presidente Berlusconi una lettera che prende in esame alcune soluzioni temporanee e sono in attesa dell'ok del premier». Calearo non dice quali siano i rimedi individuati, ma lascia capire abbastanza chiaramente che per qualche tempo l'Ice sarà più o meno riattivato. La sensazione, insomma, è che anche sul fronte della crescita, tra tavoli, trattative e ripensamenti, la maggioranza navighi a vista. E non è un caso che nell'ambito delle proposte per dare un po' di slancio alle imprese trovi di nuovo spazio la riduzione del cuneo fiscale sul costo del lavoro introdotta nel 2006 dal governo guidato da Prodi. L'esecutivo di centrosinistra finanziò il taglio di cinque punti con l'aumento dell'aliquota contributiva a carico dei lavoratori autonomi. Ma il governo attuale, che pure sembra stia pensando di riproporre quel sistema, potrebbe finanziare l'intervento in favore delle aziende con il ripristino dell'Ici sulle abitazioni principali. Tutto, insomma, pur di placare l'ira delle associazioni di categoria, che reclamano provvedimenti per rilanciare la produzione e la domanda dopo una manovra che ieri la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia ha descritto così: «È tutta tasse e non serve per la crescita, anzi è depressiva. A questo punto è indispensabile un grande piano per lo sviluppo, perché le piccole cose non servono più. Il tempo è ormai scaduto, ma possiamo farcela se c'è la volontà di prendere decisioni, anche impopolari. Non cresciamo a sufficienza ormai da 15 anni e per crescere tutto il paese deve scommettere di più sullo sviluppo tecnologico e sull'innovazione».
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