Il blocco del turn over deciso dal governo ha di fatto cancellato le assunzioni in essere Eppure i ministeri continuano a bandire le prove come se niente fosse. Un bel business
Vinto il concorso pubblico? Niente lavoro per 70 mila
di Maria Grazia Gerina
da l'Unità (21 giugno 2011)
Più che l’ultima frontiera del precariato sembrano il frutto di una assurda sperimentazione sociale. Perché in quale paese normale può accadere che uno vince un concorso e poi non viene assunto? Accade in Italia, a circa 70mila più o meno giovani vincitori di concorso pubblico. Non sanno neppure loro come chiamarsi. «Vincitori non assunti. Precari anche noi», hanno scritto su uno striscione, prima di andare a Montecitorio, con una maschera da «vecchi neoassunti», a mescolarsi agli altri. Precari della scuola. Precari in presidio permanente. Almeno se dici «precario» la gente capisce. Ma come la spieghi la storia di decine di concorsi finiti su un binario morto? Come lo spieghi che ministeri, enti di ricerca, istituti di previdenza continuano persino a bandirli i concorsi mentre il governo ha deciso che non si assume più nessuno? Storia di Giulia Nicchia, 32 anni non ancora compiuti. Giulia parla tre lingue: inglese, francese, russo. Ha una laurea in Scienze Politiche, un Master in Studi europei, un dottorato. Il concorso per 107 posti all’Istituto del commercio estero, bandito nel 2008, sembrava fatto per lei. E infatti, su 15mila, Giulia è arrivata 57ma. «È fatta», ha pensato, davanti alla graduatoria, aprile 2010. Poi «Tremonti se ne esce con la storia che l’Ice andava soppresso... ». Alla fine l’ente si salva, i futuri neo-assunti no. Finora sono entrati solo i primi 4. E la cosa assurda è che i 107 sono già conteggiati nella pianta organica. «Se va bene ci mettono dieci anni ad assumervi», ha pronosticato l’ex direttore del personale, prima di andare in pensione. Sempre che nel frattempo non scadano le graduatorie, che è quello che sta avvenendo per i concorsi più vecchi. «Ci assumono o no? Almeno vorremmo una risposta», spiega Alessandro Ronchi, 31 anni, vincitore del concorso per 30 informatici all’Inps, bandito nel 2007. Per ora continua a fare la partita Iva, a Forlì. «Le nostre storie sono tutte abbastanza assurde », si schermisce Carmen, spagnola, in Italia dal ‘99. Lei ha vinto il concorso per entrare all’Inail: 404 posti, su 15mila partecipanti, lei è arrivata 117ma.Madi assunzioni ne sono state autorizzate solo 67.ECarmen, perciò, a 38 anni, resta vincitrice precaria. Ci sarebbe da scendere in piazza come gli indignados.«Ma bisognerebbe essere in tanti ed uniti». E invece ieri i vincitori non assunti del «comitato 27 ottobre» avevano anche timore di urtare la suscettibilità degli altri precari. Perciò prima di andare a Montecitorio si sono ritrovati nella sede della Cgil, dove con Fabrizio Fratini (Cgil Fp) e Cesare Damiano (Pd) hanno discusso la strategia da qui ai prossimi mesi: proroga delle graduatorie, sblocco del turn over. Ma su quello il governo non cede. Ànzi «la manovra annunciata potrebbe persino segnare un passo indietro », avverte Damiano. Sempre che il governo non cada. «A quel punto ci aspettiamo subito l’inversione di rotta».
Vinto il concorso pubblico? Niente lavoro per 70 mila
di Maria Grazia Gerina
da l'Unità (21 giugno 2011)
Più che l’ultima frontiera del precariato sembrano il frutto di una assurda sperimentazione sociale. Perché in quale paese normale può accadere che uno vince un concorso e poi non viene assunto? Accade in Italia, a circa 70mila più o meno giovani vincitori di concorso pubblico. Non sanno neppure loro come chiamarsi. «Vincitori non assunti. Precari anche noi», hanno scritto su uno striscione, prima di andare a Montecitorio, con una maschera da «vecchi neoassunti», a mescolarsi agli altri. Precari della scuola. Precari in presidio permanente. Almeno se dici «precario» la gente capisce. Ma come la spieghi la storia di decine di concorsi finiti su un binario morto? Come lo spieghi che ministeri, enti di ricerca, istituti di previdenza continuano persino a bandirli i concorsi mentre il governo ha deciso che non si assume più nessuno? Storia di Giulia Nicchia, 32 anni non ancora compiuti. Giulia parla tre lingue: inglese, francese, russo. Ha una laurea in Scienze Politiche, un Master in Studi europei, un dottorato. Il concorso per 107 posti all’Istituto del commercio estero, bandito nel 2008, sembrava fatto per lei. E infatti, su 15mila, Giulia è arrivata 57ma. «È fatta», ha pensato, davanti alla graduatoria, aprile 2010. Poi «Tremonti se ne esce con la storia che l’Ice andava soppresso... ». Alla fine l’ente si salva, i futuri neo-assunti no. Finora sono entrati solo i primi 4. E la cosa assurda è che i 107 sono già conteggiati nella pianta organica. «Se va bene ci mettono dieci anni ad assumervi», ha pronosticato l’ex direttore del personale, prima di andare in pensione. Sempre che nel frattempo non scadano le graduatorie, che è quello che sta avvenendo per i concorsi più vecchi. «Ci assumono o no? Almeno vorremmo una risposta», spiega Alessandro Ronchi, 31 anni, vincitore del concorso per 30 informatici all’Inps, bandito nel 2007. Per ora continua a fare la partita Iva, a Forlì. «Le nostre storie sono tutte abbastanza assurde », si schermisce Carmen, spagnola, in Italia dal ‘99. Lei ha vinto il concorso per entrare all’Inail: 404 posti, su 15mila partecipanti, lei è arrivata 117ma.Madi assunzioni ne sono state autorizzate solo 67.ECarmen, perciò, a 38 anni, resta vincitrice precaria. Ci sarebbe da scendere in piazza come gli indignados.«Ma bisognerebbe essere in tanti ed uniti». E invece ieri i vincitori non assunti del «comitato 27 ottobre» avevano anche timore di urtare la suscettibilità degli altri precari. Perciò prima di andare a Montecitorio si sono ritrovati nella sede della Cgil, dove con Fabrizio Fratini (Cgil Fp) e Cesare Damiano (Pd) hanno discusso la strategia da qui ai prossimi mesi: proroga delle graduatorie, sblocco del turn over. Ma su quello il governo non cede. Ànzi «la manovra annunciata potrebbe persino segnare un passo indietro », avverte Damiano. Sempre che il governo non cada. «A quel punto ci aspettiamo subito l’inversione di rotta».
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