È il caso dei 107 vincitori del concorso all'Istituto per il Commercio Estero, che attendono da
più di un anno di essere assunti. Ma è anche il caso di circa 100.000 giovani, che dopo essersi
preparati, aver sostenuto le prove, aver vinto un concorso pubblico, attendono da anni di iniziare il
loro lavoro. Alcuni sono in attesa da più di cinque anni. Un tempo assurdo, inconcepibile, durante
il quale le Amministrazioni Locali o i Ministeri si rivolgono a precari o a consulenze esterne. E
durante il quale i vincitori di concorso sono costretti a ripiegare su alternative lavorative non
all'altezza delle loro qualifiche.
di Riccardo Brun (15 giugno 2011)
Prendi un giovane neolaureato italiano. Esce un bando per un concorso pubblico. Il nostro si
prepara, lo supera, festeggia: è stato bravo e fortunato, e finalmente ha il posto fisso. E invece no,
ecco che entra in uno dei tanti gironi infernali del mondo del lavoro italiano, in una delle tante
sacche di irrazionalità della nostra Pubblica Amministrazione. In Italia fra le tante forme di
precariato e disoccupazione ce n'è infatti una particolarmente sconcertante: si tratta della situazione
di decine di migliaia di giovani che hanno vinto un concorso pubblico e che non vengono assunti. I
vincitori di concorsi pubblici che non vengono assunti iniziano a diventare un numero
considerevole, tanto che esiste il Comitato XXVII Ottobre, una rete nazionale a loro tutela. Secondo
le stime del Sole 24 Ore sono circa 100 mila. Un esercito di persone, soprattutto giovani e precari,
che hanno creduto di poter stabilizzare la propria vita professionale nell'unico modo
costituzionalmente garantito: mediante costose, impegnative, frustranti procedure concorsuali (art.
97 della nostra Costituzione: nella Pubblica Amministrazione si entra tramite concorso pubblico).
Alcuni sono in attesa da più di cinque anni. Un tempo assurdo, inconcepibile, durante il quale le
Amministrazioni Locali o i Ministeri si rivolgono a precari o a consulenze esterne. Perché non si
procede alle assunzioni? La motivazione è il blocco del turn over, o limitazione del turn over, che
non consente alla PA (con, ovviamente, le dovute eccezioni) di assumere più del 20 % del
personale "cessato" nell'anno precedente, che in Italia viene reiterato a varie riprese da quasi 15
anni, e che è stato riconfermato, ed esteso temporalmente, con la recente manovra finanziaria
Tremonti. Il numero di questi disoccupati atipici (formalmente vincitori di concorso pubblico, di
fatto non ancora assunti) tende ad aumentare perché nonostante il blocco del turn over, le Pubbliche
Amministrazioni continuano a bandire nuovi concorsi, previa autorizzazione ovviamente della
Funzione Pubblica. Una Waterloo sociale che riguarda tutte le amministrazioni (Ministeri, Sanità,
Enti Locali, Scuola, Enti Previdenziali, Amministrazioni Provinciali e Comunali, Forze Armate,
Enti di Ricerca, ecc...). Cosa può fare una ragazza o un ragazzo che ha vinto un concorso ma che
per anni non viene assunta/o? Ovviamente cercherà un'alternativa lavorativa, buttando
definitivamente a mare anni persi a studiare, prepararsi, attendere. Uno dei rischi, tra l'altro, è che
decadano le graduatorie e le Amministrazioni, a fronte di nuove/ vecchie esigenze di organico
bandiscano nuovi concorsi. Uno scenario degno dei migliori film demenziali. Alla manifestazione
del 9 aprile "Se non ora quando", migliaia di questi vincitori non assunti si sono presentati con delle
maschere da anziani e con dei cartelli che recavano la scritta "neo assunto dalla PA". Uno dei casi
simbolo è quello dei 107 vincitori del concorso all'ICE (Istituto per il Commercio Estero). Si tratta
di un concorso bandito nel 2008 (autorizzato dall'uscente Prodi), con procedure lente durate circa 2
anni, al quale si sono presentati in 15 mila e con conclusione formale con graduatoria definitiva in Gazzetta Ufficiale nell'aprile 2010. Ad oggi solo 4 dei 107 vincitori sono stati assunti (circa due
settimane fa), gli altri attendono da più di quattrocento giorni e il Governo minaccia di chiudere
l'Ente perché considerato inutile. Se l'ICE non chiude, con la graduatoria che viene prorogata
automaticamente ogni tre anni, dall'interno dell'Istituto prevedono un totale assorbimento in più di
10 anni. È paradossale che la Presidenza del Consiglio dei Ministri autorizzi un Ente a bandire un
concorso pubblico, mettendo in moto una complessa macchina organizzativa, salvo poi metterne in
discussione gli esiti una volta acquisiti: l'ennesimo spreco di denaro ed energie che continua a
privare la PA del contributo qualificato di risorse umane competenti che, peraltro, hanno già
superato una difficile procedura di selezione. 30 deputati del Pd hanno presentato un'interrogazione
parlamentare. La domanda era semplice: perché l'ICE ha bandito un concorso da cento posti e non
ha assunto nessuno? La risposta è stata pronta: "L'Ice ha calcolato male il suo fabbisogno in
organico". Insomma, per l'istituto il concorso era inutile. I vincitori hanno chiesto l'accesso agli atti,
scoprendo che nella pianta organica rimanevano esattamente 107 posti da occupare. Intanto l'ICE
vanta ancora 40 milioni di crediti dal ministero dell'Economia, che in realtà punta ad accorpare
l'Ente o riproporne la cancellazione. Non da ultimo va fatto notare che ad espletare le procedure
organizzative dei concorsi pubblici sono spesso società private ben remunerate, con ulteriore
aggravio sui conti pubblici. Lunedì 20 giugno 2011 alle ore 10, il Comitato XXVII Ottobre, la rete
nazionale dei vincitori di concorso non assunti, scenderà nuovamente in piazza a Roma. Le
principali rivendicazioni della piattaforma della manifestazione sono lo sblocco del turn over; la
proroga delle graduatorie fino a completo assorbimento; il divieto di bandire nuovi concorsi fino a
totale assorbimento delle graduatorie pendenti. Il sogno di questi giovani è di avere un lavoro
stabile all'altezza del proprio profilo formativo; il sogno di tutti gli italiani resta quello di vivere in
un Paese normale, organizzato, in cui le dinamiche concorsuali e occupazionali rispondano alla
logica e non al teatro dell'assurdo.
più di un anno di essere assunti. Ma è anche il caso di circa 100.000 giovani, che dopo essersi
preparati, aver sostenuto le prove, aver vinto un concorso pubblico, attendono da anni di iniziare il
loro lavoro. Alcuni sono in attesa da più di cinque anni. Un tempo assurdo, inconcepibile, durante
il quale le Amministrazioni Locali o i Ministeri si rivolgono a precari o a consulenze esterne. E
durante il quale i vincitori di concorso sono costretti a ripiegare su alternative lavorative non
all'altezza delle loro qualifiche.
di Riccardo Brun (15 giugno 2011)
Prendi un giovane neolaureato italiano. Esce un bando per un concorso pubblico. Il nostro si
prepara, lo supera, festeggia: è stato bravo e fortunato, e finalmente ha il posto fisso. E invece no,
ecco che entra in uno dei tanti gironi infernali del mondo del lavoro italiano, in una delle tante
sacche di irrazionalità della nostra Pubblica Amministrazione. In Italia fra le tante forme di
precariato e disoccupazione ce n'è infatti una particolarmente sconcertante: si tratta della situazione
di decine di migliaia di giovani che hanno vinto un concorso pubblico e che non vengono assunti. I
vincitori di concorsi pubblici che non vengono assunti iniziano a diventare un numero
considerevole, tanto che esiste il Comitato XXVII Ottobre, una rete nazionale a loro tutela. Secondo
le stime del Sole 24 Ore sono circa 100 mila. Un esercito di persone, soprattutto giovani e precari,
che hanno creduto di poter stabilizzare la propria vita professionale nell'unico modo
costituzionalmente garantito: mediante costose, impegnative, frustranti procedure concorsuali (art.
97 della nostra Costituzione: nella Pubblica Amministrazione si entra tramite concorso pubblico).
Alcuni sono in attesa da più di cinque anni. Un tempo assurdo, inconcepibile, durante il quale le
Amministrazioni Locali o i Ministeri si rivolgono a precari o a consulenze esterne. Perché non si
procede alle assunzioni? La motivazione è il blocco del turn over, o limitazione del turn over, che
non consente alla PA (con, ovviamente, le dovute eccezioni) di assumere più del 20 % del
personale "cessato" nell'anno precedente, che in Italia viene reiterato a varie riprese da quasi 15
anni, e che è stato riconfermato, ed esteso temporalmente, con la recente manovra finanziaria
Tremonti. Il numero di questi disoccupati atipici (formalmente vincitori di concorso pubblico, di
fatto non ancora assunti) tende ad aumentare perché nonostante il blocco del turn over, le Pubbliche
Amministrazioni continuano a bandire nuovi concorsi, previa autorizzazione ovviamente della
Funzione Pubblica. Una Waterloo sociale che riguarda tutte le amministrazioni (Ministeri, Sanità,
Enti Locali, Scuola, Enti Previdenziali, Amministrazioni Provinciali e Comunali, Forze Armate,
Enti di Ricerca, ecc...). Cosa può fare una ragazza o un ragazzo che ha vinto un concorso ma che
per anni non viene assunta/o? Ovviamente cercherà un'alternativa lavorativa, buttando
definitivamente a mare anni persi a studiare, prepararsi, attendere. Uno dei rischi, tra l'altro, è che
decadano le graduatorie e le Amministrazioni, a fronte di nuove/ vecchie esigenze di organico
bandiscano nuovi concorsi. Uno scenario degno dei migliori film demenziali. Alla manifestazione
del 9 aprile "Se non ora quando", migliaia di questi vincitori non assunti si sono presentati con delle
maschere da anziani e con dei cartelli che recavano la scritta "neo assunto dalla PA". Uno dei casi
simbolo è quello dei 107 vincitori del concorso all'ICE (Istituto per il Commercio Estero). Si tratta
di un concorso bandito nel 2008 (autorizzato dall'uscente Prodi), con procedure lente durate circa 2
anni, al quale si sono presentati in 15 mila e con conclusione formale con graduatoria definitiva in Gazzetta Ufficiale nell'aprile 2010. Ad oggi solo 4 dei 107 vincitori sono stati assunti (circa due
settimane fa), gli altri attendono da più di quattrocento giorni e il Governo minaccia di chiudere
l'Ente perché considerato inutile. Se l'ICE non chiude, con la graduatoria che viene prorogata
automaticamente ogni tre anni, dall'interno dell'Istituto prevedono un totale assorbimento in più di
10 anni. È paradossale che la Presidenza del Consiglio dei Ministri autorizzi un Ente a bandire un
concorso pubblico, mettendo in moto una complessa macchina organizzativa, salvo poi metterne in
discussione gli esiti una volta acquisiti: l'ennesimo spreco di denaro ed energie che continua a
privare la PA del contributo qualificato di risorse umane competenti che, peraltro, hanno già
superato una difficile procedura di selezione. 30 deputati del Pd hanno presentato un'interrogazione
parlamentare. La domanda era semplice: perché l'ICE ha bandito un concorso da cento posti e non
ha assunto nessuno? La risposta è stata pronta: "L'Ice ha calcolato male il suo fabbisogno in
organico". Insomma, per l'istituto il concorso era inutile. I vincitori hanno chiesto l'accesso agli atti,
scoprendo che nella pianta organica rimanevano esattamente 107 posti da occupare. Intanto l'ICE
vanta ancora 40 milioni di crediti dal ministero dell'Economia, che in realtà punta ad accorpare
l'Ente o riproporne la cancellazione. Non da ultimo va fatto notare che ad espletare le procedure
organizzative dei concorsi pubblici sono spesso società private ben remunerate, con ulteriore
aggravio sui conti pubblici. Lunedì 20 giugno 2011 alle ore 10, il Comitato XXVII Ottobre, la rete
nazionale dei vincitori di concorso non assunti, scenderà nuovamente in piazza a Roma. Le
principali rivendicazioni della piattaforma della manifestazione sono lo sblocco del turn over; la
proroga delle graduatorie fino a completo assorbimento; il divieto di bandire nuovi concorsi fino a
totale assorbimento delle graduatorie pendenti. Il sogno di questi giovani è di avere un lavoro
stabile all'altezza del proprio profilo formativo; il sogno di tutti gli italiani resta quello di vivere in
un Paese normale, organizzato, in cui le dinamiche concorsuali e occupazionali rispondano alla
logica e non al teatro dell'assurdo.
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