Da Roma a Napoli. Poi Torino, Milano, Palermo, Firenze... In strada per denunciare ancora che "non si arriva alla fine del mese". Che non "esistono ammortizzatori sociali". E per lanciare una sfida: "Adesso ci siamo messi in movimento. Vogliamo cambiare il Paese"
Vivono come stranieri in patria. Come ospiti, e non cittadini, del Paese che dovrebbe fornire loro diritti, garanzie, prospettive per il futuro. E oggi hanno gridato, ballato e sfilato nelle strade delle città italiane per manifestare la rabbia per la loro condizione. I giovani precari hanno lanciato un messaggio chiaro, non equivocabile: "Il nostro tempo è adesso". Da Roma a Napoli. Poi Torino, Milano, Palermo e tante altre città. Una festa amara. Per denunciare ancora una volta che "non si arriva alla fine del mese". Che non "esistono ammortizzatori sociali". Che vivono "con il desiderio di avere una famiglia". E con la prospettiva di non "riuscire nemmeno ad andare in vacanza". Una generazione che si è incontrata per decidere che è tempo per un'azione comune, diffusa, incessante. "Per riprendersi il futuro e cambiare l'Italia".
di CARMINE SAVIANO
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