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Stop alla riforma incentivi. Caos alla Camera: delega scaduta - Niente rinvio nel milleproroghe

Da "Il sole 24 ore", 16 febbraio 2011

Carmine Fotina, ROMA.
Caos sulla riforma degli incentivi alle imprese. Con la delega in scadenza, il governo tenta il "blitz" accelerando i tempi del passaggio in commissione Attività produttive. L'opposizione insorge e il presidente della Camera rimarca la forzatura istituzionale. Il risultato è che non ci sarà il parere delle commissioni e la delega può ritenersi scaduta. Un pasticcio. Tutto da rifare, dunque, per il riordino degli aiuti contenuto nello schema di decreto legislativo esaminato in prima lettura dal Consiglio dei ministri lo scorso mercoledì, in pratica unico provvedimento già definito del "piano crescita" oltre al disegno di legge costituzionale sulla libertà d'impresa. Il digs avrebbe dovuto attuare la delega della legge sviluppo del 23 luglio 2009 (entrata in vigore il 15 agosto 2009). «Ma alle commissioni Attività produttive e Bilancio della Camera - denuncia Anna Formisano (Udc) - è stato concesso solo un giorno (entro oggi per chi legge, ndr) per l'espressione del parere sul testo trasmesso l'11 febbraio». Un problema di cui le opposizioni hanno investito il presidente della Camera Gianfranco Fini, che in Aula spiega: «La presidenza non può interferire con la tempistica con cui il governo trasmette i suoi documenti. Ma quanto accaduto si commenta da solo: due anni di tempo per la delega e la richiesta alla Camera di pronunciarsi in una giornata. E un fatto che nella sua oggettiva consistenza si commenta da solo». Il cammino della riforma degli incentivi, che dovrebbe comunque entrare in vigore solo dal 2012, è stato particolarmente travagliato fin dall'inizio. Nella legge sviluppo del 2009 si stabiliva come scadenza 12 mesi dalla sua entrata in vigore, quindi il 15 agosto 2010. Una successiva proroga di 6 mesi aveva spostato il termine al 15 febbraio 2011. Dopo una lunga serie di rinvii, solo mercoledì scorso lo schema di decreto legislativo è arrivato a Palazzo Chigi per l'esame preliminare. Troppo tardi però, a quanto pare, per i successivi passaggi presso le commissioni parlamentari competenti e la Conferenza unificata. Anche il tentativo di inserire un nuovo rinvio di sci mesi nel decreto milleproroghe è saltato, vista l'inammissibilità dell'emendamento. Uno stop, quest'ultimo, giunto a sorpresa per il ministero dello Sviluppo economico che contava nella proroga per mettersi al riparo da eventuali sforamenti. Ora però il riordino, presentato dal governo come uno dei punti centrali della "frustata" all'economia, rischia seriamente di finire in soffitta. Per salvarlo, si valuterebbero due strade. La prima è un decreto legge, che per superare l'esame dei requisiti di urgenza andrebbe però notevolmente rafforzato rispetto alla riforma di cornice preparata nei mesi scorsi dal ministero. La seconda è una nuova legge delega, con tutte le conseguenze in termini di allungamento dei tempi. «I rilievi procedurali prima che sostanziali raccolti da tutte le opposizioni - commenta Massimo Vannucci (Pd) della commissione Bilancio - hanno suggerito al governo (che nella Bilancio è in minoranza) a chiederne il rinvio. Ora la delega scadrà. E la "scossa" annunciata che fine farà? Vi sarà a questo punto un decreto legge? Anche questo è inaccettabile, ma almeno avremo 60 giorni per la conversione, per poterlo discutere e migliorare». Sempre ieri, va ricordato, è scaduta anche la delega per la riforma degli enti per l'internazionalizzazione, anch'essa prevista dalla legge sviluppo del 2009. Si era valutato anche in questo caso di ricorrere a una proroga, ipotesi presto sfumata anche in considerazione delle diverse impostazioni che ministero dello Sviluppo economico e ministero degli Affari esteri avrebbero voluto dare al riordino. Il testo prevedeva la chiusura delle sedi italiane dell'Ice (tranne quella centrale di Roma) con il passaggio delle funzioni alle Camere di commercio. Per gli sportelli esteri dell'Ice, si puntava invece all'integrazione con le ambasciate.
Aiuti alle imprese.
La parte centrale della riforma degli incentivi alle imprese è la semplificazione degli strumenti, che vengono divisi in tre categorie. Quelli automatici tipo voucher; la categoria di incentivi erogati in base a progetti su bandi di gara e le procedure negoziali per gli investimenti al di sopra dei 20 milioni. Tra i criteri preferenziali i l testo indica le PMI (riserva del 50% di fondi) e gli investimenti in ricerca e innovazione. Il riassetto riguarda solo le misure gestite direttamente dal ministero dello Sviluppo economico.
Internazionalizzazione.
Il riordino, anch'esso contenuto previsto dalla legge sviluppo del 2009, si basa sulla chiusura delle sedi italiane dell'Ice (tranne quella centrale di Roma) con il passaggio delle funzioni alle Camere di commercio. Per gli sportelli esteri dell'Ice, si puntava invece all'integrazione con le ambasciate. Non ci sarebbe però ancora pieno accordo tra ministero dello Sviluppo economico e ministero degli Affari esteri.


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