Il Comitato Vincitori Non Assunti ICE (Istituto nazionale per il Commercio Estero) nasce con l’obiettivo di favorire e sostenere l’assunzione dei vincitori al concorso per esami a 107 posti, la cui graduatoria definitiva è già stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale.
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“…ed una crescente soddisfazione di poter dare, finalmente, il proprio contributo nel mondo”.

Su cortese segnalazione, riportiamo l'articolo a firma E.B. pubblicato sulla rivista"Chiaroscuro" di Foligno. Che sia di buon auspicio...

“…ed una crescente soddisfazione di poter dare, finalmente, il proprio contributo nel mondo”

Ho firmato il contratto stamattina. Quello che i comuni mortali vedono è un anonimo foglio di carta bianca, solcato da fitti e minuti caratteri neri, con due firme scarabocchiate in fondo e un timbro blu in alto a destra. In realtà, si tratta di una pergamena incantata, ricompensa per le eroiche imprese condotte durante lunghi anni di peregrinazioni. Il testo è elaborato in una lingua arcana e suggestiva, a tratti incomprensibile; nell’inchiostro con cui è stato vergato, un benevolo esercito di elfi, conosciuto con il nome in codice di ”sindacato”, ha infuso poteri magici di protezione; l’incantesimo entra in funzione grazie ad un oscuro amministratore delegato ed un potente ministro, che dal loro scranno, in un castello lontano, hanno apposto la propria firma manoscritta. Quello che i comuni mortali vedono è uno stipendio tabellare accompagnato da oscure formule per il calcolo delle indennità aggiuntive; un elenco di anonime funzioni da svolgere, di monte ore settimanali, di sterili elenchi di diritti e doveri. In realtà, il significato di questo scialbo plico con graffetta di metallo sul lato, è che sono libera. Libera dal bisogno economico e dall’immobilità forzata, libera di sprigionare il mio intelletto, le mie energie e la mia fantasia, di impazzire d’avventure e sfide, come un puledro rinchiuso per troppo tempo in una minuscola scuderia ed improvvisamente scaraventato nell’immensità della prateria. Questo contratto mi libera dall’incertezza e dal timore del futuro, due spettri a fronte dei quali anche i giganti si ammansiscono. Questo contratto non stipula un banale rapporto di impiego dipendente a tempo indeterminato, come potrebbe apparire ad uno sguardo superficiale. Questo contratto è una profezia, un’antica lista di sogni che da domani diventeranno reali. Eccone alcuni. - Pagherò finalmente da sola l’affitto e le bollette del mio microscopico appartamento romano. Non solo: potrò permettermi anche il lusso di ospitare, nello stesso microscopico appartamento, mia sorella, per i suoi prossimi due anni di università, togliendo dalle spalle dei miei genitori non uno ma ben due affitti mensili. - L’annullamento dell’onere degli affitti delle figlie permetterà ai miei genitori di godere di piccoli lussi mensili a cui hanno sempre rinunciato: un abbonamento al cinema, piccoli viaggi di coppia, come quando erano appena sposati, una cena con gli amici, la libertà per mio padre di rifiutare un studente che chiede ripetizioni e trascorrere il pomeriggi di sole a passeggiare in montagna invece che nel suo studiolo, soffocato di libri. - Per il compleanno delle mie migliori amiche Valentina e Lucia, regalerò loro qualcosa di veramente utile, invece del solito cd scaricato da internet con la copertina fotocopiata a colori che sembra quasi originale. - Visiterò gli amici con cui ho tanto passato ho condiviso, sparpagliati ai quattro angoli del mondo dal vento teso della globalizzazione. Potrò ritrovarmi di fronte al colore dei loro occhi, mangiare con loro, respirare le loro confidenze, invece che vederne il nome lampeggiante apparire sullo schermo del pc: Ayse ad Amsterdam, Pawel a Cracovia, Amparo a Madrid, Nicola a Berlino, Christian a Basilea, Sahil a Londra, e con la tredicesima forse anche Marcia in Cile o Emmanuel in Cameroon. - Tornerò a capire che giorno della settimana è, se siamo di domenica o in un giorno lavorativo; tornerò ad amare il tempo libero e a dargli dei contorni definiti, che lo rendano prezioso. - Vivrò in una città, in un’unica città, ben definita, finché non sarò io stessa a decidere di andarmene, invece di errare inseguendo impieghi bimestrali da un confine all’altro dell’Europa. Ciò vuol dire, che potrò permettermi di prendermi degli impegni a medio termine, come: iscrivermi ad un corso di lingua, far parte di una squadra di pallavolo, abbonarmi ad una stagione teatrale. - Pagherò le tasse, il che mi rende estremamente fiera. Grazie al mio lavoro, mio padre avrà la sua pensione, mio cugino la sua insegnate d’asilo speciale per imparare a leggere nonostante non possa vedere. Grazie a me, le mie amiche, che decidano di iniziare la grande avventura delle donne, riceveranno uno stipendio durante la maternità. Grazie a me, resteranno accesi i lampioni di una piccola strada di periferia, il che permetterà a dei ragazzini sconosciuti di restare fuori a giocare a pallone sull’asfalto fino a tardi. - Uno studente stanco, in procinto di laurearsi, verrà a trovarmi per chiedermi consiglio. Gli preparò un caffè, ci metteremo seduti in terrazza e potrò dirgli, con tutta franchezza, che non c’è nulla temere.
E.B.

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