Il Comitato Vincitori Non Assunti ICE (Istituto nazionale per il Commercio Estero) nasce con l’obiettivo di favorire e sostenere l’assunzione dei vincitori al concorso per esami a 107 posti, la cui graduatoria definitiva è già stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale.
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Alla mia patria schiava e infelice

di Elisa Brandi


1. Un funesto presagio, che avrebbe dovuto servire da monito, si era già manifestato agli incauti candidati a 107 posti di Funzionario C1 presso l’Istituto per il Commercio Estero (ICE) il giorno delle prove scritte. Una delle questioni d’esame verteva sul tema: “Perché l’Italia fatica ad attrarre gli investimenti internazionali?”. Mentre scrivevo la brillante risposta che mi avrebbe portato a superare gli scritti (ignaro angioletto!), non sapevo che le mie parole si sarebbero rivelate una “profezia autoavverante”. “I principali motivi per cui non conviene investire in Italia”, argomentavo, “sono: l’incertezza del quadro istituzionale, il rapido ed imprevedibile mutare dell’assetto normativo, la farraginosità dell’amministrazione pubblica, la lentezza del sistema giudiziario e la difficoltà a risolvere eventuali controversie legali. Come conseguenza di simili fattori di incertezza, gli investitori internazionali preferiscono, a parità di altri elementi, non investire in Italia, ma in altri Paesi europei”. Risposta corretta. Probabilmente ho il dono del vaticino. Circa un anno più tardi, dopo essere risultata regolarmente vincitrice del concorso in questione, scoprivo che il mio investimento (anni di preparazione accademica, linguistica e professionale) sull’Italia avrebbe potuto essere di gran lunga più redditizio altrove. I 107 esperti in internazionalizzazione di impresa, la cui assunzione era stata autorizzata dal presidente del Consiglio dei Ministri nel Marzo 2008, nel 2009 già non servivano più. Pochi mesi dopo, nella bollente estate 2010, il Governo, in pieno delirio da Barbiere di Siviglia, proponeva “tagli” tali da chiudere l’intero Istituto, per poi cambiare idea, nuovamente, pochi giorni più tardi. Esempio calzante di “quadro istituzionale incerto”.

2. In seguito a tali eventi, fedele alla cultura del mio Paese, ho seguito la strada di Foscolo: l’esilio volontario. In altre parole, espatriare. La mia scelta di emigrazione è stata sostenuta non solo dal senso di frustrazione ed impotenza di fronte all’ennesima ingiustizia di questo Paese schizofrenico, ma anche da argomentazioni assolutamente razionali. La vicenda, di cui tento una sintetica analisi, non manca di un certo tetro humour. Infatti, in base ai principi dell'economia internazionale (ma anche in base al comune buon senso), nessuna scelta e' maggiormente efficiente, per i 107 Vincitori Non Assunti ICE, che espatriare. I costi dell'emigrazione sono bassi: siamo di fronte a risorse giovani (dunque flessibili, formatesi già in ambienti europei); istruite, con una specializzazione altamente richiesta (economia e commercio internazionale), con padronanza di svariate lingue e già propensi a vivere all'estero (del resto sono stati selezionati proprio in base a queste caratteristiche). I vantaggi, invece, sono notevoli: possibilità di assunzione in tempi più rapidi (l'assunzione presso l'ICE, di cui, in ogni caso, non abbiamo garanzia, non avverrebbe prima del 2014!), salari reali maggiori che in Italia, in relazione all'età anagrafica, nell'immediato e nel lungo termine, possibilità di garantirsi una pensione di vecchiaia adeguata (in Italia questa possibilità è pregiudicata dal fatto che il versamento dei contributi inizia molto tardi, dopo svariati anni di “contratti – spazzatura”).
3. Ma la parte deliziosamente paradossale dell'intera faccenda deve ancora venire. Infatti, in base a criteri puramente economici ed oggettivi, la scelta maggiormente efficiente per lo Stato italiano sarebbe quella di utilizzare (e dunque, impiegare) al più presto le risorse umane in questione. Infatti, quando lavoratori altamente specializzati migrano dal Paese di origine verso l'estero, è proprio il Paese d'origine a rimetterci, in termini di produttività. Voglio essere talmente chiara da rischiare di risultare brutale: il Paese di origine ci perde. L'Italia spende risorse per la formazione e l'addestramento di personale qualificato (posso affermare senza dubbio che molti tra i 107 vincitori non assunti ICE hanno beneficiato di borse di studio e di formazione finanziate pubblicamente, spesso all'interno dello stesso ICE) e per la loro selezione (ingenti quantità di risorse vengono spese per le procedure concorsuali) ma poi non le utilizza. Germania, Svizzera, Inghilterra, Spagna etc. ringraziano: si vedono arrivare dall'Italia, belle e pronte a lavorare, diverse migliaia di giovani all'anno, senza spendere un euro nella loro formazione. E se tali risorse vengono impiegate, dai Paesi di accoglienza, nei settori strategici del commercio estero e dell'economia internazionale, la competitività internazionale dell'Italia risulta doppiamente minacciata.

4. Per concludere: la mancata assunzione dei Vincitori Non Assunti ICE è un problema non grave, per i non assunti. È invece un problema molto grave per la società italiana, che ci ha pagato gli studi e le procedure di selezione. Noi 107, possiamo decidere di andarcene. In meno di 3 mesi avremmo tutti trovato un lavoro che ci soddisfa ed interessa, che ci permette di mantenerci da soli e di sfruttare le nostre competenze. A volte mi chiedo perché sono io a scendere in piazza: come mai l'onorevole Presidente della Repubblica, o il Presidente del Consiglio, non sono mai venuti sotto casa mia, con tanto di striscioni e trombette, per pretendere che io inizi a dare al mio Paese il contributo che gli spetta? Se ce ne andiamo, ci perde l'Italia, non noi. Cari membri del Governo, dimostrate un poco di amor proprio e cercate di salvare quel tanto che basta della vostra dignità. L'assunzione immediata non e' un favore che ci elargite: è, semplicemente, l'unica cosa intelligente che vi resta da fare.


Fonti:
Salvatore D., International Economics, Wiley & Sons, Inc., 9th Edition, 2007.
Cucchiarato C., Vivo Altrove, Mondadori, 2010.
Di Giorgio C., Cervelli export, Adnokrons Libri, 2003.
Faris, Stephan, Arrivederci Italia, The Times, 18 Ottobre 2010.

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